giovedì 14 novembre 2013

In Francia come in Italia è acceso il dibattito sulle medicine non convenzionali e sulla professionalità degli operatori, in questo articolovediamo una chiara e motivata difesa del diritto alla scelta di cura per i cittadini e dell'utilizzo delle tenciche della Medicina Tradizionale Cinese per operatori non medici:
http://osmcmedecinechinoise.blogspot.fr/2013/10/normal-0-21-false-false-false-fr-ja-x.html

venerdì 12 luglio 2013

GIU' LE MANI DALL'AGOPUNTURA

Sempre più persone si sono rivolte in questi anni alle medicine non convenzionali (agopuntura, omeopatia, medicina ayurvedica) ed è anche per questo che la classe medica ha sollecitato una legge per far si che l'Agopuntura e l'Omeopatia possano essere di esclusiva pratica medica. Noi chiediamo che l'accordo stato regioni per le MNC del febbraio scorso venga modificato permettendo che anche coloro che non hanno una formazione medica possano, attraverso un iter formativo adeguato, poter esercitare l'agopuntura, proprio come è sancito e legiferato in numerosi altri paesi europei e mondiali. 

FIRMA LA PETIZIONE SU: http://www.avaaz.org/it/petition/GIU_LE_MANI_DALLAGOPUNTURA/?fghiKdb&pv=1

Perché è importante

Fino ad oggi nessuna legge ha regolamentarizzato le medicine non convenzionali. A febbraio 2013 si è stipulato un accordo Stato Regioni (http://www.unificata.it/dettaglioDoc.asp?idprov=11625&iddoc=39735&tipodoc=2&CONF=) dove si sancisce che l'agopuntura è una tecnica ad uso esclusivo medico. Tale accordo va contro le altre normative di altri paesi, dove l'agopuntura è molto diffusa, come gli Usa, l'Inghilterra, il Canada, la Francia. In tali paesi l'agopuntura può essere esercitata anche da non medici, con un'opportuna ed adeguata formazione professionale. Inoltre, molti grandi esperti di agopuntura nel mondo sono non medici. Molti giovani neodiplomati ad esempio potrebbero iscriversi ad una scuola di Agopuntura e, nel giro di tre anni, avere buone conoscenza per poter avviare la propria libera professione creando cosi nuovi posti di lavoro. Lasciando l'agopuntura in mano esclusiva ai medici sarebbero escluse molte persone appassionate che si troverebbero costrette ad emigrare per poter esercitare il proprio mestiere. Inoltre, oggi in Italia esistono molti agopuntori non medici che hanno concluso il proprio percorso formativo (poichè non esisteva nessuna legge che vietasse l'agopuntura ai non medici) e, con questo provvedimento si ritroverrebbero ad essere fuorilegge.

lunedì 10 giugno 2013

Amore e Solitudine - OSHO

Puoi essere preso da un amore profondo e tuttavia essere solo. Di fatto solo se sei preso da un amore profondo puoi essere solo.
La profondità dell'amore crea un oceano intorno a te, un oceano profondo e tu diventi un'isola, sei completamente solo.
Certo, l'oceano continua a flagellare le tue sponde con le sue ondate, ma più l'oceano si infrange sulle tue sponde con le sue ondate e più tu sei integrato, radicato, centrato.
L'amore ha valore soltanto quando ti da la solitudine. Ti da lo spazio sufficiente per restare solo.
Ma tu hai un'idea dell'amore e quest'idea ti crea turbamento – non l'amore in sé ma l'idea dell'amore.
L'idea è che, in amore, gli amanti scompaiano una nell'altro, si dissolvano una nell'altra.
Certo, esistono momenti in cui accade, ma qui sta la bellezza della vita e di tutto ciò che è esistenziale: se gli amanti si dissolvono uno nell'altra, avranno momenti in cui saranno molto consapevoli, molto attenti. Quel dissolversi non è una specie di ubriacatura, quel dissolversi non è inconscio.
Porta con sé una grande coscienza, sprigiona una grande consapevolezza. Da un lato essi si dissolvono – dall'altro essi vedono per la prima volta la bellezza totale di essere soli. L'altro definisce te e la tua solitudine, tu definisci l'altro. Ed essi sono vicendevolmente grati. Grazie all'altro sei riuscito a vedere il tuo sé, l'altro è diventato uno specchio nel quale ti rifletti. Gli amanti sono specchi l'uno per l'altro. L'amore ti rende consapevole del tuo volto originale.
Di conseguenza sembra assai contraddittorio, paradossale affermare che l'amore porta con sé la solitudine. Tu avevi sempre pensato che l'amore portasse con sé le vicinanza con l'altro. Non dico che non porti con sé l'intimità con l'altro, ma a meno che tu non sappia stare solo non puoi stare con l'altro. Chi sta insieme? Per essere insieme bisogna essere in due, bisogna essere due persone indipendenti. Lo stare insieme sarà ricco, infinitamente ricco se entrambe le persone sono completamente indipendenti.
Se sono dipendenti uno dall'altro non è un rapporto – è una schiavitù una limitazione. Se sono dipendenti l'uno dall'altro, attaccati, possessivi, se non si permettono a vicenda di essere soli, se non si concedono a vicenda lo spazio necessario per crescere, sono due nemici non due amanti; sono distruttivi uno per l'altro, non si aiutano a vicenda per trovare ciascuno la propria anima, il proprio essere.
Che amore è mai questo?
Può essere soltanto paura di stare soli, perciò si aggrappano l'una all'altro. Ma l'amore vero non conosce la paura. L'amore vero rende capace di star solo, completamente solo e da questa solitudine germoglia il rapporto.
Kahlil Gibran dice: due amanti sono come due colonne di un tempio – sostengono lo stesso tetto, ma sono separati: sono insieme nel sostenere lo stesso tetto ma sono separati per quanto concerne il proprio essere.
Siate come due colonne di un tempio, sostenete lo stesso tempio di amore, ma ciascuno radicato nel proprio essere, non distolto dal proprio essere. Allora conoscerete entrambi la bellezza, la purezza, la nitidezza, la salute e l'interezza della solitudine e conoscerete anche la gioia, la danza, la musica dell'essere insieme.
Qualcuno suona un “a solo” col proprio strumento: è bello un “a solo” di flauto – è bellissimo. È altrettanto bello udire un'orchestra che suona. L'amore ti fa conoscere entrambe le cose contemporaneamente: sai come suonare un “a solo” di flauto e sai anche come entrare in sintonia, in armonia con l'altro.
Nella realtà non c'è contraddizione – la contraddizione appare soltanto perchè tu hai una certa idea. Lascia perdere l'idea e allora dov'è la confusione? La confusione deriva soltanto dalle conclusioni prefabbricate e quindi la vita ti appare qualcos'altro da ciò che è, sei confuso. Piuttosto che tentare di schematizzare la vita, lascia perdere le tue conclusioni.
Non agire mai partendo dalle conclusioni! Continuo a ripetervelo ogni giorno: non agite mai in base a ciò che sapete, sapere significa prevedere le conclusioni e tutte le conclusioni le avete prese in prestito. La vita è talmente vasta da non poter essere condensata in una conclusione. Ogni conclusione è parziale e ogni volta che la parte proclama di essere l'intero crea una sorta di fanatismo, di ortodossia: crea una mente stupida ed ottusa.

Osho – La saggezza dell'innocenza (Universale Economica Feltrinelli)

un altro punto a favore della Craniosacrale

La craniosacrale: una delle terapie che ha permesso il recupero fisico dei biancocelesti

La Lazio Vince la coppa ITALIA 1

RASSEGNA STAMPA SS LAZIO – La Lazio di Petkovic ha ottenuto la vittoria di Coppa Italia in campo e fuori. La prevenzione degli infortuni muscolari era un obiettivo a centrare e la Lazio ce l’ha fatta. Come? Lo svela  “Il corriere dello sport”: la terapia craniosacrale, un trattamento di rigenerazione e di recupero psicofisico che ha favorito lo smaltimento delle fatiche, dello stress accumulato giocando ogni tre giorni. La craniosacrale, attraverso manipolazioni, viene eseguita due giorni prima delle partite e due giorni dopo, i giocatori biancocelesti hanno tratto giovamento dalla metodologia. Lo staff tecnico di Petkovic, attraverso macchinari specifici, ha monitorato lo stato metabolico della squadra, l’ha tenuto costantemente sotto osservazione, così è stato facile individuare i calciatori più stanchi, per loro sono state decise precise tabelle di recupero e di lavoro. La craniosacrale è stata applicata per il primo anno e ha prodotto effetti benefici, il recupero fisico è stato fondamentale per affrontare le 57 partite stagionali. Un metodo funzionante, voluto dal dott. Giuseppe Ruggero che vale quanto una vittoria in campo

mercoledì 17 aprile 2013

un altro caso

Il caso che riporto di seguito è davvero particolare, in questi anni di attività è la terza volta che mi accade una regressione di questo tipo. Sinceramente non so se sia la memoria di una vita precedente anche se sembra che tutte le memorie riportate abbiano un particolare carattere di chiarezza e di precisione che non le fa sembrare sogni o immagini. In questo caso le memorie appartengono ad una vita recente, vissuta nella stessa famiglia della persona che ha fatto l'esperienza e le informazioni avute da Silvia dai genitori sembrerebbero confermare i ricordi apparsi durante la sessione.
Quello che è certo è che tali “ricordi” sono collegati a schemi di movimento e a restrizioni traumatiche che hanno trovato risoluzione con l'emersione degli stessi.

SILVIA

Quando arriva, S. ha già fatto parecchio lavoro, sessioni di Riberthing, costellazioni familiari e non so cos'altro.
Sente il beneficio di tutto questo lavoro ed è desiderosa di esplorarsi e di andare sempre più in profondità.
Sente che ci sono ancora dei punti da risolvere nel rapporto coi suoi genitori e nel rapporto col suo attuale compagno.
I primi incontri ci servono per inquadrare la sua situazione e le sue necessità, lavoriamo sul suo sentirsi inadeguata e con le sue reazioni eccessivamente aggressive.
Poi decidiamo di dedicare qualche incontro esclusivamente al craniosacrale per un problema di tinnito che la infastidisce.
Dopo le prime due sessioni dedicate alle fasce del collo e del viscerocranio si presenta uno schema di movimento lungo la colonna con fulcro nel bacino.
Nella sessione successiva sono sufficienti pochi minuti di ascolto del diaframma per far ripresentare lo stesso schema, sono movimenti a scatti con una spinta verso i piedi, è una dinamica che ricorda un processo di nascita.
Decido allora di vedere se è un trauma di parto che si sta presentando, creo una barriera ai piedi in modo che S. possa spingere. Lei accetta subito l'invito, prende la posizione fetale e io l'aiuto formando un involucro con una coperta e col mio corpo. Durante il processo si forma una domanda nella mia mente che si fa strada a forza nella coscienza: “che ne è stato di tuo fratello?” non so da cosa sia determinata, non abbiamo mai parlato di fratelli, forse c'era un gemello in utero?
S. porta a termine il processo di nascita, sembra trasformata, è radiante energia e luminosità anche se abbastanza scombussolata. Condivido con lei la sensazione sulla domanda che mi viene da farle anche se non so il significato del pensiero che mi è venuto. La sua risposta è “la nonna (si riferisce probabilmente alla mamma) si è mangiata un bambino” il significato non è chiaro: un embrione che non si è sviluppato ed è stato riassorbito? Un aborto nella storia familiare?
Alla fine della seduta S. ha nette queste sensazioni, innanzitutto di non voler nascere, di essere molto arrabbiata perchè si è sentita costretta alla nascita “ero così arrabbiata che non ho parlato per tre anni” ricorda inoltre di essere nata con la coda e che quel movimento della schiena le ha liberato le sensazioni di un codino che ora le sembra libero di muoversi.
La sera mi invia questo messaggio.
“Cavolo come mi sento bene! Spero continui questo benessere!...”
La sessione successiva è dopo 2 settimane il tema che porta in sessione è la sua necessità di indipendenza economica nei confronti del compagno, ha bisogno di sentirsi libera e capace di sostenersi da sola. Iniziamo la sessione con l'ascolto del diaframma respiratorio e dopo pochi minuti si ripresenta lo schema dell'incontro precedente con contrazioni che partono dal bacino, le contrazioni sembrano più nette e a scatti della volta prima. Sono abbastanza sorpreso, pensavo che il processo così intenso dell'incontro precedente avesse risolto questo schema.
Seguo le contrazioni che aumentano di intensità e a un certo punto decido di bloccare il bacino; all'inizio S. cerca di scaricare la tensione che si accumula verso le gambe scalciando, poi diventa completamente rigida si aggrappa a me e lancia un urlo strozzato. Con le mani sembra che voglia respingermi e nello stesso tempo che si stia aggrappando e che mi voglia trattenere. Una reazione così forte per un movimento che parte dal bacino mi fa pensare al riemergere di una memoria di abuso sessuale, ma mi sbaglio.
S. sembra più calma ma continua a contrarsi con spasmi che sembrano spastici. Provo a chiederle cosa stia succedendo. “Sono su una sedia a rotelle” mi risponde “lei mi picchia con un bastone, è grossa, con un gran culone. Io non posso muovermi né urlare.”
Ora sembra rilassarsi ma dopo qualche minuto ricomincia ad agitarsi. “cosa sta succedendo?” le chiedo.
“è arrivato nonno Sandro, sono contento, lui si prende cura di me” sembra tranquilla.
La interrogo: “quanti anni hai?”. Mi risponde: “sono un maschio, ho 15 anni” allora le chiedo se se la sente di spostarsi nel tempo, di andare a vedere quando è nata, mi dice che era già paralizzata che è nata così. Poi mi parla della sua vita, è quasi sempre solo in un letto, al buio probabilmente è un sottoscala dove lo tengono nascosto, l'unico che si prenda cura di lui è suo fratello, “nonno Sandro”, sono gli unici momenti di felicità. Allora le chiedo di andare al momento della morte, mi dice che si è addormentata e si è trovata libera dal corpo e che stava benissimo. Il racconto continua: “sono rinata per stare con lui, con Sandro, sono bionda con i ricci e le guance rosse perchè a lui piacciono le belle donne”. Poi mi racconta qualcosa dei suoi genitori e di quando nonno Sandro è morto, è disperata “adesso che senso ha questa vita? Cosa resto qui a fare?”.
Lentamente si calma, è pacifica e luminosa. Tutta la stanza sembra luminosa, io mi sento espanso come se potessi contenere l'intera stanza. Finiamo la sessione. Ora L. è nel suo normale stato di coscienza. Mi dice che comprende un sacco di cose, che nonno Sandro è morto che aveva sei anni e che lei pensava “come farà ora la mamma senza il suo papà?”, capisce perchè ha sempre desiderato essere un maschio e perchè per lei era così importante avere un fratello. Mi dice che ogni volta che vede una sedia a rotelle, fin da quando era bambina, il suo desiderio era di salirci sopra che lì sopra lei si sentiva al sicuro e amata. Mi dice anche che le persone disabili le hanno sempre fatto uno strano effetto un effetto che fino ad oggi non aveva mai compreso, le ha sempre ritenute persone speciali, molto fortunate. Mi dice che ora comprende il significato di un sacco di cose nella sua vita.
Ora mi sento espanso e luminoso, ho la sensazione che abbiamo toccato qualcosa di sacro e magnifico e so che anche S. vive la stessa sensazione.

sabato 30 marzo 2013

Kirghisia

Oggi, per caso, mi è arrivata questa lettera dalla Kirghisia, la condivido con tutti perchè io il sogno di vita condivisa ancora ce l'ho.
Da"Lettere dalla Kirghisia" di Silvano Agosti edizioni l'Immagine.

"Kirghisia, 3 luglio

non sono venuto in Kirghisia per mia volontà o per trascorrere le ferie, ma per caso.
Improvvisamente ho assistito al miracolo di una società nascente, a misura d'uomo, dove ognono sembra poter gestire il proprio destino e la serenità permenete non è un'utopia, ma un bene reale e comune.
Qui sembra essere accaduto tutto ciò che negli altri paesi del mondo, a secoli, non riesce ad accadere.
Arrivando in Kirghisia ho avuto la sensazione di "tornare" in un luogo nel quale in realtà non ero mai stato. Forse perchè da sempre sognavo che esistesse.
Il mio strano "ritorno" in questo meraviglioso Paese, è accaduto dunque casualmente.
Per ragioni tecniche, l'aereo sul quale viaggiavo ha dovuto fare scalo due giorni nella capitale.

Qui in Kirghisia, in ogni settore pubblico e privato, non si lavora più di tre ore al giorno, a pieno stipendio, con la riserva di un'eventuale ora di straordinario. le rimanenti 21 o 2o ore della giornata vengono dedicate al sonno, al cibo, alla creatività, all'amore, alla vita, a sè stessi, ai propri figlie e ai propri simili.
La produttività è così triplicata, dato che una persona felice sembra essere in grado di produrre, in un giorno, più di quanto un essere sottomesso e frustrato rieca a produrre in una settimana.
In questo contesto, il concetto di "ferie" appare goffo e perfino insensato, qui dove tutto sembra organizzato per festeggiare ogni giorno della vita.

L'attuale concetto occidentale di ferie, risulta feroce, quanto la concezione stessa del lavoro, non soltanto perchè interferisce in modo profondo con il senso della libertà, ma perche ne trasforma e deforma il significato.
Nel periodo delle ferie, milioni di persone sono obbligate a divertirsi, così come nel resto dell'anno sono obbligate a lavorare senza tregua, a sognare di trovare un lavoro o a guarire dai guasti delle malattie, causate da un'attività lavorativa coatta e quotidiana.
Questo meccanismo delle otto ore di lavoro ogni giorno, produce da sempre tensioni sociali, nevrosi, depressioni, malattie e soprattutto la sensazione precisa di perdere per sempre l'occasione della vita.

La proposta risanatrice di questi invisibili orrori, si è risolta nello stato della Kirghisia, dove sono state realizzate una serie di riforme che in pochi anni hanno modificato le abitudini e i comportamenti dei suoi cittadini.
La corruzione politica si è azzerata pechè in questo Paese, chi appartiene all'apparato governativo, esercita il proprio ruolo in forma di "volontariato", semplicementecontinuando a mantenere per tutta la durata del mandato politico lo stesso stipendio che percepiva nella sua precedente attività. Quando ho saputo che ogni realtà politica nasce da una forma di volontariato, ho finalmente capito perchè, ogni volta che vedo un rappresentante del parlamento italiano parlare alla televisione, c'è qualcosa sul suo volto che rivela un'incolmabile lontananza da ciò che sta dicendo.
Ecco, ora mi è chiaro che chiunque abbia, come i nostri deputati occidentali, uno stipendio minimo di 40 milioni di lire al mese , non può in alcun modo essere convincente, in ciò che dice, pensa o fa.
Qui in Kirghisia, la possibilità di dedicare quotidianamente alla vita almeno mezza giornataha consentito la realizzazione di rapporti completamente nuovi tra padri e figli, tra colleghi di lavoro e vicini di casa.
Finalmente i genitori hanno il tempo di conoscersi veramente far loro e di frequentare i propri figli.
I parhi sono ogni giorno ricolmi di persone e il traffico stradale è oltre 4 volte inferiore, dato il variare degli orari di lavoro.
Le fabbriche sono in attività produttiva continua, ma chi fa i turni di notte lavora solo 2 ore.
Già al terzo anno di questa singolare esperienza è stato rilevato un fenomeno molto importante.
Il consumo di droghe, sigarette, alcoolici è diminuito in modo quasi totale e i farmaci rimangono in gran parte invenduti.
Certo, tutto ciò può sembrare incredibile a chi, come voi cari amici, è costretto a credere che l'attuale organizzazione dell'esistenza in occidente sia la sola possibile.

In Kirghisia, la gestione dello Stato, oltre a essere una forma di volontariato, si esprime in 2 governi, uno si occupa della gestione quotidiana della cosa pubblica, l'altro si occupa esclusivamente al miglioramento delle strutture.
Ho incontrato il Ministro per il Miglioramento delle Attività lavorative che ha in progetto, nel prossimo quinquennio, di ridurre ulteriormente per tutti il lavoro obbligatorio a 2ore al giorno invece delle attuali 3.
Il Ministro è convinto che solo un'umanità liberata dal lavoropossa essere vramente produttiva.
E' anche certo che si possa scoprirel'operosità del fare, solo realizzando, nel tempo libero, ciò che si desidera.
Ho fatto bene a decidere di rimanere in Kirghisia, e non me ne andrò finchè continuerò ad avere questa strana sensazione di vivere, qui, all'interno di un sogno comune.

Un abbraccio a tutti."

mercoledì 27 marzo 2013

un altro caso

D. è un uomo di 35 anni con fisico possente, mi ha chiamato perchè tre giorni prima giocando col bambino è rimasto bloccato.
Quando lo vedo mi dice che il medico gli ha diagnosticato una forte contrattura muscolare e che ha già fatto punture di miorilassante e di antinfiammatorio.
Il braccio destro risulta praticamente bloccato, non può muovere la testa, stare seduto gli procura un dolore insopportabile e anche stenderlo sul lettino si verifica difficoltoso, lo aiuto con dei cuscini in modo che la posizione supina non gli risulti troppo scomoda. Durante la sessione l'unica posizione sopportabile è con le braccia alzate dietro la testa, penso a una qualche lesione infra-costale ma al tocco non riesco a percepire fulcri né a livello del torace, né a livello del collo, provo a liberare il diaframma respiratorio ma con poco successo.
Il dolore è comunque troppo intenso e D. non è in grado di rilassarsi, alla percezione ho un fulcro sull'articolazione sacro-iliaca a destra e uno L4-L5. D. mi conferma che è un suo punto spesso dolente. Ritengo che siano fulcri non pertinenti al problema della contratture e mi concentro sulla parte alta. Finisco la sessione scoraggiato, non c'è stato alcun beneficio, evidentemente CS non può risolvere tutto.
Per tutta la mattina successiva mi rimbalza in testa quel fulcro sulla sacro-iliaca, chiamo D. e gli chiedo se se la sente di fare una nuova seduta.
Quando lo vedo la situazione è identica a quella del giorno precedente, lascio perdere le spalle e il collo e inizio a lavorare dai piedi, ancora quel campanello sulla sacro-iliaca, bene liberiamo quello che si presenta. In pochi minuti le gambe si distendono un pochino e decido di lavorare dal sacro, pian o piano la colonna si mostra, resto in questa presa per quasi 30 minuti senza accorgermene.
Sento che posso accedere alla testa, lascio libero potere all'istinto, le mani vanno direttamente in C0-C1, è una cosa che non faccio mai senza avere prima coccolato un po' il collo ed ascoltato bene le cervicali. La presa provoca dolore, chiedo a D. di provare ad accettarlo un po', di provare a starci, il collo non molla, la testa è protesa in avanti ma ora ho chiara la percezione del braccio destro e di quel pugno serrato. D. è un paziente nuovo, non so come reagirà di fronte a una richiesta di rilascio emozionale, ma quel braccio urla vendetta. Gli chiedo se per caso il giorno che si è bloccato non è successo qualcosa, se per caso ha litigato con qualcuno, mi conferma di aver avuto una discussione sul lavoro e che sta passando un momento terribile, gli chiedo allora di provare a dare qualche pugno sul lettino e di provare a dire “vaffanculo”. Se lo concede appena, all'inizio ridendo, ma è sufficiente. In pochi istanti arriva un pianto che gli permette di scaricare la frustrazione, sento sulle mie dita il collo mollare. La testa può appoggiarsi nelle mie mani.
Risulta evidente in questo caso che una emozione non metabolizzata ed espressa provoca un irrigidimento del sistema che ha la necessità di contenerla. Accompagnare il cliente a sentire e riconoscere quanto è bloccato sotto l'armatura muscolare può essere la chiave per portare alla soluzione del dolore.

lunedì 18 marzo 2013

Qualche caso

Dolori inspiegabili, senso di stanchezza, irritabilità, ansia, insonnia, pianto immotivato.... sono tutti segnali di un trauma intrappolato nel corpo.
Ho deciso di pubblicare qualche caso perchè spesso questi segnali non sono letti in maniera corretta e pensiamo che la soluzione migliore sia soffocarli.
Se invece impariamo a riconoscere il trauma come un evento energetico in cui l'organismo non è stato in grado  di liberarsi di un eccesso di energia incamerata ed è stato costretto a immagazzinarlo nel corpo sotto forma di tensione possimo intervenire per liberarci dal dolore e dai sinntomi correlati.
Una delle maggiori cause di trauma sono gli incidenti stradali che purtroppo lasciano complicazioni che si manifestano anche anni dopo l'evento. Quelli che presento sono casi in cui al CranioSacrale ho aggiunto altre tecniche per la liberazione emozionale, infatti CS ci permette di lavorare senza dover per forza scatenare le tensioni emotive ma trovo che utilizzare queste tecniche permetta una più veloce risoluzione e per i clienti una migliore comprensione delle dinamiche che hanno creato il disagio.

"Quando affrontiamo una sessione di CranioSacrale dobbiamo avere ben presente che stiamo lavorando con una storia ricca di traumi e che quanto viene trattenuto nell'organismo ha grandi componenti emotive.
Il primo caso è quello di M. che ha avuto un incidente di macchina 8 mesi fa, era al volante con a fianco suo figlio e, ferma al semaforo, è stata tamponata da dietro da un'auto che sopraggiungeva.
Al momento, oltre allo spavento e a qualche dolore, sembrava non ci fossero particolari conseguenze.
Ora, dopo otto mesi, avverte dolore alle spalle, al collo, senso di aver perdutola stabilità, senso di allarme con perdita del sonno. E' arrabbiata col suo corpo perchè era un periodo che finalmente si sentiva bene e radicata ed è bastato un incidente da poco per farle perdere di nuovo l'equilibrio raggiunto.
Per lei avere un corpo finalmente libero dal dolore è essenziale in quanto le è necessario per la sua attività.
M. è una persona che ha già fatto molto lavoro su di sé, è insegnante di yoga, ha quindi un'ottima capacità di contattare il corpo ed esprimere le emozioni. Abbiamo già lavorato insieme in altre occasioni e ho quindi una intimità col suo sistema. Possiamo quindi procedere immediatamente lavorando sul nucleo del trauma, abbiamo a disposizione risorse sufficienti per avvicinarci al momento del trauma senza il pericolo di rimanerne intrappolati di nuovo.
In altro caso sarebbe stato necessario dedicare più incontri per preparare un terreno solido su cui lavorare.
Durante la sessione riusciamo a contattare la rabbia che è rimasta intrappolata nel suo sistema e a dirigerla nella giusta direzione, cioè verso la persona che ha causato l'incidente. Può esprimere la rabbia con urla e pugni su un cuscino. Chi l'aveva tamponata era un vecchietto, e la mente razionale di M. non poteva accettare un'emozione così forte rivolta contro una persona fragile, che oltre tutto si era dimostrata molto gentile e dispiaciuta dell'accaduto.
Liberata la rabbia che era l'emozione trattenuta di superficie abbiamo avuto accesso alla paura che è seguita all'incidente, in auto era col figlio, quindi c'era una forte preoccupazione che non si fosse fatto male e una forte paura che, a seguito del tamponamento, arrivassero auto dalle vie laterali che potessero colpirla ancora.
A questo punto la sessione si è svolta nel rallentare i tempi dell'incidente in modo che il suo sistema potesse scaricare l'energia assorbita, riprendere possesso del territorio (abitacolo della macchina) assicurarsi che non fosse accaduto nulla di grave a lei e a suo figlio, assicurarsi che le auto che arrivavano dalle vie laterali si fossero fermate e che non c'era più alcun pericolo.
Come ultimo passaggio della sessione le ho fatto rivivere l'incidente ma, questa volta, trovando una soluzione alternativa a quanto accaduto, questo ha provocato un'esplosione di gioia ed euforia. Dopodiché, con una musica dolce, l'ho lasciata libera di muovere il corpo nella stanza in modo che potesse riassestare il sistema fasciale e liberare la tensione rimasta.

La settimana successiva M. era molto sollevata, il dolore era praticamente scomparso e il sonno stava riprendendo il ritmo naturale, abbiamo fatto una sessione di CS per sciogliere le tensioni residue e liberare i tessuti, soprattutto il rachide cervicale, dagli effetti dell'incidente.
Appena ho appoggiato le mani sul collo tutto il sistema ha iniziato ad attivarsi, con forte mobilità degli occhi, tale attivazione è giunta inaspettata perchè pensavo di aver liberato il sistema dal trattenuto emotivo la settimana precedente. In pochi minuti diventava evidente che ci stavamo infilando in un vortice traumatico di forte intensità, la sensazione era che si stava presentando qualcosa di antico, la finalità della sessione era però di liberare i tessuti dall'effetto dell'incidente, ho quindi lasciato la presa e accompagnato M. nelle risorse finchè il sistema non si è tranquillizzato.
Abbiamo quindi ripreso la sessione di CS, ho dichiarato esplicitamente l'intento della sessione chiedendo a M., al suo inconscio, di non rientrare in quel trauma che si era presentato, che avremo potuto lavorare su quell'avvenimento in seguito, quando ci saremmo sentiti pronti per farlo.
La sessione è proceduta senza altri imprevisti.
A questo punto credo siano sufficienti una o due sessioni di CS per restituire al sistema l'originaria mobilità e benessere.
Alla fine ho chiesto cosa fosse successo, mi ha risposto che era qualcosa legato al parto e si era ricordata che la nonna le aveva detto che per aiutarla ad uscire aveva dovuto prenderla e tirarla per la testa.
È quindi probabile che il trauma al collo dovuto all'incidente sia stato collegato inconsciamente al trauma di nascita avvenuto anch'esso a livello del collo e che una volta liberato emozionalmente il primo il sistema abbia presentato il più antico. Essenziale è per l'operatore avere ben chiaro l'intento per non farsi trascinare in un vortice traumatico dietro l'altro, per dare al sistema il tempo necessario e un contenitore ricco di risorse sufficiente a dirigere la sessione."


giovedì 7 febbraio 2013

Virtù

Quali sono le virtù di un buon counselor? Cos'è che fa veramente la differenza?
Sicuramente la tecnica utilizza è importante, una buona tecnica permette di affrontare il disagio con uno strumento valido.
Naturalmente è importante padroneggiare la tecnica, quindi la conoscenza e la pratica della stessa. Una buona pratica permette di superare il protocollo e di adattare la tecnica alla persona e non limitarsi a voler risolvere il disagio.
Il terzo elemento essenziale per essere un buon counselor è il counselor stesso e questo va al di là della tecnica e della conoscenza della stessa. Essere un buon counselor significa avere un profondo contatto con sé stessi ed essere consapevoli dell'importanza e della delicatezza del ruolo che abbiamo scelto e che ci porta in contatto con i dolori più profondi delle persone che si affidano a noi.

Per questo trovo che le cinque virtù della tradizione cinese siano particolarmente adatte nell'esprimere ciò che sento nel fare questo lavoro:

REN – LA BENEVOLENZA
L’uomo ren è colui che,
desiderando aiutare se stesso,
aiuta gli altri e desiderando sviluppare se stesso,
sviluppa gli altri.
Essere capaci di vedere,
trattando con gli altri,
il proprio sé:
questo è praticare ren”

Ren è Compassione, non sono separato dal resto dell'umanità, praticare benevolenza è essere attento e bendisposto verso la mia vita e il mio benessere.

Ren è fare per niente,
fare senza aspettative di ritorno
Ren è fare per se stessi,
riconoscendo il proprio bene non diverso
anzi coincidente con il bene degli altri
Ren è aiutare le persone a crescere
senza renderle dipendenti
Ren trova il suo valore nel fare e nell’essere
il valore non è nel risultato esteriore

YI – LA RETTITUDINE

Yi è fare ciò che è giusto, è l'impegno all'integrità a prescindere da quello che può essere il tornaconto personale.
Sento nel cuore la giusta via e ho gli strumenti e la consapevolezza per perseguirli.

ZHONG – LA LEALTA'

Consapevole dei miei limiti faccio del mio meglio, rispettoso della sensibilità degli altri.
Leale nei confronti di me, della mia famiglia, della società.

XIAO – LA PIETA' FILIALE

Come il prendersi cura di un genitore anziano con benevolenza, rispetto, attenzione e riverenza.
La riconoscenza per chi ha condiviso il suo sapere permettendo la nostra crescita.


XIN – LA FIDUCIA

Ho fiducia in ciò che accade e nelle mie capacità, poiché agisco per il bene ho fiducia che la mia azione avrà come effetto il bene. L'esistenza e la malattia stessa, in quanto parte dell'esistenza, sono benevole, ciò che si manifesta è ciò che serve in questo momento per il disvelarsi del mio essere qui tra cielo e terra.

A tutto questo voglio aggiungere la capacità di stupirsi per la bellezza e la profondità di questa esistenza che si manifesta in ogni momento e in ogni essere che la abita e che mi fa avvicinare a questa professione con senso di riverenza e di sacralità
E in ultimo, l'umiltà che è la consapevolezza di essere solo uno strumento per l'evoluzione dell'essere umano e che ogni incontro è l'opportunità per la mia evoluzione e crescita.

venerdì 11 gennaio 2013

Ansia

Proprio oggi una cliente mi diceva: "ora sto proprio bene, però ogni tanto mi viene ancora l'ansia". 
Quel "però" è significativo del continuo sforzo che facciamo per escludere dalla nostra esperienza tutta una serie di sensazioni ed emozioni che sono d'altra parte assolutamente fisiologiche.
Restiamo nell'ambito dell'ansia; non è certamente una sensazione piacevole, col tempo abbiamo imparato tutta una serie di strategie per sentirla il meno possibile, ad esempio fumarsi una sigaretta, bersi un bicchiere, telefonare a qualcuno, andare a comprarsi qualcosa eccetera. Se proprio non riusciamo ad evitarla abbiamo a disposizione una quantità di medicinali che ci permettono di escludere questa sensazione dalla nostra coscienza.
Se comprendiamo che l'ansia ha delle funzioni precise per il nostro organismo, ad esempio è un sistema di allarme che ci avverte che qualcosa di sconosciuto e potenzialmente pericoloso è entrato nella nostra sfera percettiva, capiamo anche la necessità del nostro organismo di reagire a questa esclusione alzando il livello. E' come se ci sforziamo di non sentire l'allarme della sveglia e l'organismo per farsi sentire cerca di alzare il volume e di suonare sempre più spesso. E' un circolo vizioso da cui è difficile uscire anche perchè mancano spesso gli strumenti necessari per farlo.
Ecco che il counseling Olistico può offrire validi strumenti per rompere questo circolo distruttivo, innanzitutto aiutandoci a cambiare il nostro atteggiamento verso una sensazione spiacevole, imparando ad osservarla invece che a sfuggirla. Poter osservare lo spazio interiore non scegliendo le sensazioni da provare o da evitare ci permette di liberarci dalla necessità di sfuggire a qualcosa di sconosciuto lasciandoci a disposizione l'energia e il distacco necessari per accogliere la realtà che ci circonda. 
Imparare ad utilizzare la nostra ansia per lo scopo per cui ci è stata data ci permette di trasformare quello che normalmente viene vissuto come un limite o un ostacolo in una risorsa che ci aiuta a vivere meglio e a capire con più precisione il significato di quanto ci accade.
Per tornare alla mia cliente è quindi un bene che ogni tanto senta l'ansia, il sistema di allarme funziona! Adesso che sentiamo la sirena possiamo occuparci di cosa l'ha fatta scattare.

sabato 5 gennaio 2013

meditazione Tonglen in Ospedale

Finalmente ci arriviamo anche in Italia:
http://corrieredibologna.corriere.it/bologna/notizie/cronaca/2013/5-gennaio-2013/al-bellaria-si-sperimenta-meditazione-tibetana-2113417565704.shtml

Cerchio Sacro

Domenica 10 FEBBRAIO, un nuovo appuntamento con il Cerchio Sacro.
Ci capita spesso di sentirci fuori sincrono:
pensieri, sensazioni, emozioni non lavorano in un'unica direzione, ci sentiamo appesantiti, confusi, insicuri, svogliati, a volte un po' depressi. A volte abbiamo la sensazione di dover correre sempre dietro agli eventi e di non avere mai il tempo per fermarci un momento.
Siamo proprio come uno strumento che stona.
Il Cerchio Sacro è l'occasione per riaccordare il nostro strumento interiore.
Iniziamo la mattina con la Dinamica di Osho, una tecnica che ci permette di liberare le energie compresse e di ritrovare la nostra vitalità infantile.
Avremo poi il tempo per la colazione ed inizieremo le tecniche di sincronizzazione:
Tonglen che mette in relazione il cuore con tutti gli organi in modo che il nostro centro vitale ed energetico riconosca e riallinei tutte le energie del corpo e alla fine il Cerchio Sacro, un bagno vibrazionale generato da tutto il gruppo capace di rilassare anche le tensioni più profonde.
Alla fine dell'incontro ci porteremo a casa una sensazione di profondo rilassamento e benessere e uno strumento capace di accompagnarci all'incontro più importante, quello con noi stessi.

Domenica 10 Febbraio, dalle 8,30 alle 12,30
SPAZIO INDACO – Rivergaro, Via don Calderoni, 2
Costo € 40,00

Per info e prenotazioni: Gianluca Del Bono 3475551560 – gianluca@latarta.it – www.latarta.it