mercoledì 17 aprile 2013

un altro caso

Il caso che riporto di seguito è davvero particolare, in questi anni di attività è la terza volta che mi accade una regressione di questo tipo. Sinceramente non so se sia la memoria di una vita precedente anche se sembra che tutte le memorie riportate abbiano un particolare carattere di chiarezza e di precisione che non le fa sembrare sogni o immagini. In questo caso le memorie appartengono ad una vita recente, vissuta nella stessa famiglia della persona che ha fatto l'esperienza e le informazioni avute da Silvia dai genitori sembrerebbero confermare i ricordi apparsi durante la sessione.
Quello che è certo è che tali “ricordi” sono collegati a schemi di movimento e a restrizioni traumatiche che hanno trovato risoluzione con l'emersione degli stessi.

SILVIA

Quando arriva, S. ha già fatto parecchio lavoro, sessioni di Riberthing, costellazioni familiari e non so cos'altro.
Sente il beneficio di tutto questo lavoro ed è desiderosa di esplorarsi e di andare sempre più in profondità.
Sente che ci sono ancora dei punti da risolvere nel rapporto coi suoi genitori e nel rapporto col suo attuale compagno.
I primi incontri ci servono per inquadrare la sua situazione e le sue necessità, lavoriamo sul suo sentirsi inadeguata e con le sue reazioni eccessivamente aggressive.
Poi decidiamo di dedicare qualche incontro esclusivamente al craniosacrale per un problema di tinnito che la infastidisce.
Dopo le prime due sessioni dedicate alle fasce del collo e del viscerocranio si presenta uno schema di movimento lungo la colonna con fulcro nel bacino.
Nella sessione successiva sono sufficienti pochi minuti di ascolto del diaframma per far ripresentare lo stesso schema, sono movimenti a scatti con una spinta verso i piedi, è una dinamica che ricorda un processo di nascita.
Decido allora di vedere se è un trauma di parto che si sta presentando, creo una barriera ai piedi in modo che S. possa spingere. Lei accetta subito l'invito, prende la posizione fetale e io l'aiuto formando un involucro con una coperta e col mio corpo. Durante il processo si forma una domanda nella mia mente che si fa strada a forza nella coscienza: “che ne è stato di tuo fratello?” non so da cosa sia determinata, non abbiamo mai parlato di fratelli, forse c'era un gemello in utero?
S. porta a termine il processo di nascita, sembra trasformata, è radiante energia e luminosità anche se abbastanza scombussolata. Condivido con lei la sensazione sulla domanda che mi viene da farle anche se non so il significato del pensiero che mi è venuto. La sua risposta è “la nonna (si riferisce probabilmente alla mamma) si è mangiata un bambino” il significato non è chiaro: un embrione che non si è sviluppato ed è stato riassorbito? Un aborto nella storia familiare?
Alla fine della seduta S. ha nette queste sensazioni, innanzitutto di non voler nascere, di essere molto arrabbiata perchè si è sentita costretta alla nascita “ero così arrabbiata che non ho parlato per tre anni” ricorda inoltre di essere nata con la coda e che quel movimento della schiena le ha liberato le sensazioni di un codino che ora le sembra libero di muoversi.
La sera mi invia questo messaggio.
“Cavolo come mi sento bene! Spero continui questo benessere!...”
La sessione successiva è dopo 2 settimane il tema che porta in sessione è la sua necessità di indipendenza economica nei confronti del compagno, ha bisogno di sentirsi libera e capace di sostenersi da sola. Iniziamo la sessione con l'ascolto del diaframma respiratorio e dopo pochi minuti si ripresenta lo schema dell'incontro precedente con contrazioni che partono dal bacino, le contrazioni sembrano più nette e a scatti della volta prima. Sono abbastanza sorpreso, pensavo che il processo così intenso dell'incontro precedente avesse risolto questo schema.
Seguo le contrazioni che aumentano di intensità e a un certo punto decido di bloccare il bacino; all'inizio S. cerca di scaricare la tensione che si accumula verso le gambe scalciando, poi diventa completamente rigida si aggrappa a me e lancia un urlo strozzato. Con le mani sembra che voglia respingermi e nello stesso tempo che si stia aggrappando e che mi voglia trattenere. Una reazione così forte per un movimento che parte dal bacino mi fa pensare al riemergere di una memoria di abuso sessuale, ma mi sbaglio.
S. sembra più calma ma continua a contrarsi con spasmi che sembrano spastici. Provo a chiederle cosa stia succedendo. “Sono su una sedia a rotelle” mi risponde “lei mi picchia con un bastone, è grossa, con un gran culone. Io non posso muovermi né urlare.”
Ora sembra rilassarsi ma dopo qualche minuto ricomincia ad agitarsi. “cosa sta succedendo?” le chiedo.
“è arrivato nonno Sandro, sono contento, lui si prende cura di me” sembra tranquilla.
La interrogo: “quanti anni hai?”. Mi risponde: “sono un maschio, ho 15 anni” allora le chiedo se se la sente di spostarsi nel tempo, di andare a vedere quando è nata, mi dice che era già paralizzata che è nata così. Poi mi parla della sua vita, è quasi sempre solo in un letto, al buio probabilmente è un sottoscala dove lo tengono nascosto, l'unico che si prenda cura di lui è suo fratello, “nonno Sandro”, sono gli unici momenti di felicità. Allora le chiedo di andare al momento della morte, mi dice che si è addormentata e si è trovata libera dal corpo e che stava benissimo. Il racconto continua: “sono rinata per stare con lui, con Sandro, sono bionda con i ricci e le guance rosse perchè a lui piacciono le belle donne”. Poi mi racconta qualcosa dei suoi genitori e di quando nonno Sandro è morto, è disperata “adesso che senso ha questa vita? Cosa resto qui a fare?”.
Lentamente si calma, è pacifica e luminosa. Tutta la stanza sembra luminosa, io mi sento espanso come se potessi contenere l'intera stanza. Finiamo la sessione. Ora L. è nel suo normale stato di coscienza. Mi dice che comprende un sacco di cose, che nonno Sandro è morto che aveva sei anni e che lei pensava “come farà ora la mamma senza il suo papà?”, capisce perchè ha sempre desiderato essere un maschio e perchè per lei era così importante avere un fratello. Mi dice che ogni volta che vede una sedia a rotelle, fin da quando era bambina, il suo desiderio era di salirci sopra che lì sopra lei si sentiva al sicuro e amata. Mi dice anche che le persone disabili le hanno sempre fatto uno strano effetto un effetto che fino ad oggi non aveva mai compreso, le ha sempre ritenute persone speciali, molto fortunate. Mi dice che ora comprende il significato di un sacco di cose nella sua vita.
Ora mi sento espanso e luminoso, ho la sensazione che abbiamo toccato qualcosa di sacro e magnifico e so che anche S. vive la stessa sensazione.