D. è un uomo di 35 anni con fisico
possente, mi ha chiamato perchè tre giorni prima giocando col
bambino è rimasto bloccato.
Quando lo vedo mi dice che il medico
gli ha diagnosticato una forte contrattura muscolare e che ha già
fatto punture di miorilassante e di antinfiammatorio.
Il braccio destro risulta praticamente
bloccato, non può muovere la testa, stare seduto gli procura un
dolore insopportabile e anche stenderlo sul lettino si verifica
difficoltoso, lo aiuto con dei cuscini in modo che la posizione
supina non gli risulti troppo scomoda. Durante la sessione l'unica
posizione sopportabile è con le braccia alzate dietro la testa,
penso a una qualche lesione infra-costale ma al tocco non riesco a
percepire fulcri né a livello del torace, né a livello del collo,
provo a liberare il diaframma respiratorio ma con poco successo.
Il dolore è comunque troppo intenso e
D. non è in grado di rilassarsi, alla percezione ho un fulcro
sull'articolazione sacro-iliaca a destra e uno L4-L5. D. mi conferma
che è un suo punto spesso dolente. Ritengo che siano fulcri non
pertinenti al problema della contratture e mi concentro sulla parte
alta. Finisco la sessione scoraggiato, non c'è stato alcun
beneficio, evidentemente CS non può risolvere tutto.
Per tutta la mattina successiva mi
rimbalza in testa quel fulcro sulla sacro-iliaca, chiamo D. e gli
chiedo se se la sente di fare una nuova seduta.
Quando lo vedo la situazione è
identica a quella del giorno precedente, lascio perdere le spalle e
il collo e inizio a lavorare dai piedi, ancora quel campanello sulla
sacro-iliaca, bene liberiamo quello che si presenta. In pochi minuti
le gambe si distendono un pochino e decido di lavorare dal sacro,
pian o piano la colonna si mostra, resto in questa presa per quasi 30
minuti senza accorgermene.
Sento che posso accedere alla testa,
lascio libero potere all'istinto, le mani vanno direttamente in
C0-C1, è una cosa che non faccio mai senza avere prima coccolato un
po' il collo ed ascoltato bene le cervicali. La presa provoca dolore,
chiedo a D. di provare ad accettarlo un po', di provare a starci, il
collo non molla, la testa è protesa in avanti ma ora ho chiara la
percezione del braccio destro e di quel pugno serrato. D. è un
paziente nuovo, non so come reagirà di fronte a una richiesta di
rilascio emozionale, ma quel braccio urla vendetta. Gli chiedo se per
caso il giorno che si è bloccato non è successo qualcosa, se per
caso ha litigato con qualcuno, mi conferma di aver avuto una
discussione sul lavoro e che sta passando un momento terribile, gli
chiedo allora di provare a dare qualche pugno sul lettino e di
provare a dire “vaffanculo”. Se lo concede appena, all'inizio
ridendo, ma è sufficiente. In pochi istanti arriva un pianto che gli
permette di scaricare la frustrazione, sento sulle mie dita il collo
mollare. La testa può appoggiarsi nelle mie mani.
Risulta evidente in questo caso che una
emozione non metabolizzata ed espressa provoca un irrigidimento del
sistema che ha la necessità di contenerla. Accompagnare il cliente a
sentire e riconoscere quanto è bloccato sotto l'armatura muscolare
può essere la chiave per portare alla soluzione del dolore.
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