mercoledì 27 marzo 2013

un altro caso

D. è un uomo di 35 anni con fisico possente, mi ha chiamato perchè tre giorni prima giocando col bambino è rimasto bloccato.
Quando lo vedo mi dice che il medico gli ha diagnosticato una forte contrattura muscolare e che ha già fatto punture di miorilassante e di antinfiammatorio.
Il braccio destro risulta praticamente bloccato, non può muovere la testa, stare seduto gli procura un dolore insopportabile e anche stenderlo sul lettino si verifica difficoltoso, lo aiuto con dei cuscini in modo che la posizione supina non gli risulti troppo scomoda. Durante la sessione l'unica posizione sopportabile è con le braccia alzate dietro la testa, penso a una qualche lesione infra-costale ma al tocco non riesco a percepire fulcri né a livello del torace, né a livello del collo, provo a liberare il diaframma respiratorio ma con poco successo.
Il dolore è comunque troppo intenso e D. non è in grado di rilassarsi, alla percezione ho un fulcro sull'articolazione sacro-iliaca a destra e uno L4-L5. D. mi conferma che è un suo punto spesso dolente. Ritengo che siano fulcri non pertinenti al problema della contratture e mi concentro sulla parte alta. Finisco la sessione scoraggiato, non c'è stato alcun beneficio, evidentemente CS non può risolvere tutto.
Per tutta la mattina successiva mi rimbalza in testa quel fulcro sulla sacro-iliaca, chiamo D. e gli chiedo se se la sente di fare una nuova seduta.
Quando lo vedo la situazione è identica a quella del giorno precedente, lascio perdere le spalle e il collo e inizio a lavorare dai piedi, ancora quel campanello sulla sacro-iliaca, bene liberiamo quello che si presenta. In pochi minuti le gambe si distendono un pochino e decido di lavorare dal sacro, pian o piano la colonna si mostra, resto in questa presa per quasi 30 minuti senza accorgermene.
Sento che posso accedere alla testa, lascio libero potere all'istinto, le mani vanno direttamente in C0-C1, è una cosa che non faccio mai senza avere prima coccolato un po' il collo ed ascoltato bene le cervicali. La presa provoca dolore, chiedo a D. di provare ad accettarlo un po', di provare a starci, il collo non molla, la testa è protesa in avanti ma ora ho chiara la percezione del braccio destro e di quel pugno serrato. D. è un paziente nuovo, non so come reagirà di fronte a una richiesta di rilascio emozionale, ma quel braccio urla vendetta. Gli chiedo se per caso il giorno che si è bloccato non è successo qualcosa, se per caso ha litigato con qualcuno, mi conferma di aver avuto una discussione sul lavoro e che sta passando un momento terribile, gli chiedo allora di provare a dare qualche pugno sul lettino e di provare a dire “vaffanculo”. Se lo concede appena, all'inizio ridendo, ma è sufficiente. In pochi istanti arriva un pianto che gli permette di scaricare la frustrazione, sento sulle mie dita il collo mollare. La testa può appoggiarsi nelle mie mani.
Risulta evidente in questo caso che una emozione non metabolizzata ed espressa provoca un irrigidimento del sistema che ha la necessità di contenerla. Accompagnare il cliente a sentire e riconoscere quanto è bloccato sotto l'armatura muscolare può essere la chiave per portare alla soluzione del dolore.

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