venerdì 20 aprile 2012

a proposito di felicità

La domanda "ma io sono felice?" è stata la chiave che ha permesso la svolta nella mia vita ed ora è uno strumento che uso spesso con i miei clienti.
Chiedere: "ma tu sei felice? ti rende felice quello che fai?" ha spesso un potere devastante nella consapevolezza delle persone.
Tante volte la domanda non è neppure compresa, persone che dedicano tutta la giornata al lavoro, che guadagnano magari molti soldi e che però si sentono vuote, oppure persone che si sono sposate e continuano a vivere con una persona che non li interessa e spengono la loro passione mi guardano come se fossi pazzo, come se la domanda non fosse pertinente.
“Siccome si fa così, siccome quello è il modello anche io faccio così e la felicità sarà sicuramente il risultato della mia capacità ad aderire al modello, quindi sarò felice se riuscirò a fare più soldi, se riuscirò a fare assomigliare il mio matrimonio alla casa del mulino bianco....”
potrei andare avanti un'ora con gli esempi, in un qualche modo ci siamo dentro tutti.
È necessario un totale cambio di prospettiva ma non è semplice perchè aderire a un modello non mi espone, non richiede un reale mettersi in gioco, accettare di chiedersi “che cosa voglio io veramente?” può essere molto pericoloso, può mettermi di fronte a scelte difficili, per cui non mi sento pronto.
Ecco perchè concedermi la domanda "ma io sono felice?" può essere così potente, mi riporta immediatamente al presente, manifesta l'illusione di una possibile felicità fuori da me, lontano da quello che io sono in questo momento. Mi dà l'opportunità di contattare il buco, la mancanza.
L'unica via che conosco per ritrovare la Felicità è permettermi di entrare nel buco, sentire l'angoscia e la paura che si manifestano in questo contatto, lasciare che queste forze mi mostrino la falsa immagine che ho di me, sentire la delicatezza e la vulnerabilità nascoste da questa immagine e lasciarla cadere. Allora accade qualcosa di straordinario, si apre lo spazio, non so più chi o cosa sono, semplicemente sono. Sono felice e la felicità non dipende da qualcosa che è fuori o dentro ma semplicemente dall'essere.

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