condivido una lettera di Maurizio Costantino
Tengo
un sogno. Ricordo molto bene quella sera del 1 maggio 2012: un Servizio
Pubblico aveva invitato attorno ad un tavolo il portavoce dei pastori
sardi, quello del movimento degli studenti di Bologna, un giovane
calzolaio umbro, Roberto Saviano, don Ciotti, la presidente delle
piccole imprese di Forlì, una signora con un cartello sul petto – madre
di handiccapato - c'era scritto sopra, quel ferroviere che era stato due
mesi sulla torre a Milano, don Gallo ed l'ex vescovo di Locri, Stefano
Rodotà ed uno dei tre licenziati Fiat/Fiom di Melfi. C'erano anche: un
signore con una bandierina greca sul cappello, e un operaio dei Cantieri
di Sestri. E Gino Strada. E Benigni, che si sedette proprio mentre
Santoro diceva semplicemente: “Tocca a voi”. Il portavoce dei pastori
sardi prese la parola per primo: - Ci sono solo due cose che abbiamo
deciso insieme di premettere a questo incontro. La prima l'abbiamo
scritta insieme nel pomeriggio ed ora ve la leggerò. La seconda è un
proverbio sardo, che, semplicemente e reciprocamente ci ricorderemo ogni
volta che sentiremo apparire un attrito tra noi. Il proverbio dice: una
minuscola impazienza può far impazzire la ricotta. Il silenzio, intorno
– nello studio e nelle piazze collegate, mi sembrò in quell'istante più
forte di tutte le bugie che per secoli si era preteso di farci
ingoiare. Sembrava accogliere, quel silenzio, il silenzio a cui erano
stati costretti tutti i nostri genitori e tutti quelli prima di loro,
mandati a morire come armi di distruzione di massa o lasciati, spinti a
morire nella violenza dell'avidità. O lontano da casa o prigionieri e
prigioniere delle mafie di casa... Ecco il testo che venne letto. “A
noi, seduti qui, sembra ora di esserci sempre cercati, ma non lo
sapevamo. E sentiamo una gioia tanto profonda quando timida per esserci
oggi trovati. Noi sappiamo che troppo, troppo, troppo – infinitamente
troppo - si è morti, si muore e si morirà per responsabilità di altri
umani i cui occhi sono oscurati dalla paura di vivere semplicemente. Noi
non perderemo nemmeno un istante a parlare contro qualcosa o qualcuno.
Qui si parlerà stasera solo del per. Ognuno si sforzerà di mettere il
suo dolore al servizio della sua necessità di sopravvivere, insieme,
tutti. E se qualcuno si perderà nella sua giusta rabbia, gli altri
cercheranno di capirlo e si daranno da fare per aiutarlo a ritrovarsi
oltre. Viviamo in stato di guerra. Guerra non dichiarata e praticata
attraverso l'uso di alcuni di noi contro noi stessi. Oggi con la più
vile delle tattiche: l'assedio per fame. Prendere e prenderci i nostri
figli per fame. Nessuno di noi, da solo, ha oggi l'intelligenza, i
mezzi, la forza per salvare sé stesso ed i propri figli. Da solo. Ma,
come ci hanno raccontato i nostri padri ed i nostri nonni e, sempre,
tutti quelli indietro nei tempi, ci sono solo due cose che contano:
lavorare per farci il pane quotidiano ed aiutarci. E' certamente ora di
aiutarci. Questo è il perché siamo attorno a questo tavolo. Ed a
chiedere, suggerire, implorarvi che ogni tavolo nelle nostre case sia
insieme il luogo del pane e dell'aiuto. L'uno, oggi più che mai,
necessario all'altro. Vediamo ora cosa ognuno di noi, qui raccolti, può
dire per aiutarsi ed aiutarci. Io intanto ripeto: una minuscola
impazienza può far impazzire la ricotta.” Ricordo ancora il silenzio. Il
silenzio. E gli occhi dolci, grati, intelligenti. Umani. Inquadrati in
carrellata dalla telecamera dalle piazze e dal quel tavolo. Io credo che
non avessero proprio deciso chi, come, iniziare a parlate. Ma quella
donna si tolse il foglio di carta dal petto, lo ripiegò con cura sul
tavolo e disse: La torta è così grande. E' questo che mi fa impazzire
quando mi tolgono ogni sostegno ed io non posso aiutare mio figlio a
imparare a leggere, a camminare più dritto, a toccare le cose di questo
mondo. Non dico che diventi come gli altri, ma solo quanto io spero che
possa fare, che abbia un posto in questa vita ...semplicemente perché è
un umano pure lui. Io ho visto che il Fondo Monetario Internazionale ha
detto che la crisi italiana durerà fino al 2017. Bisogna credergli a
questi signori. Bisogna prenderli sul serio, li sanno fare i loro
calcoli e pensano che ci vorranno 5 anni. 5 anni per ridurci
completamente al silenzio. Altri cinque anni di suicidi. Tutti
procurati. Io dico una cosa semplice assai: dobbiamo chiedere, ottenere
una legge che valga appunto per i prossimi cinque anni e che dica:
Nessuno in Italia per i prossimi 5 anni potrà guadagnare più di venti
volte quanto guadagnato da un altro in quella impresa, in quel
ministero, in quel posto di lavoro. E questo valga anche per appalti,
subappalti, immigrati con o senza permesso di soggiorno Ovunque ci siano
persone che lavorano insieme, con qualunque tipo di contratto: 1 a 20. E
stop. Tutto quello che sarebbe stato speso in salari, stipendi bonus e
malus e rimborsi e tutte le schifezze che si inventano ...tutto quello
andrà in sanità e scuola. E pagare, a piccole rate, il debito. Grazie.
Pensavo anche di chiedervi scusa, forse sono stata troppo facile. Ma ora
sento che è tempo di finirla di chiedere scusa. E vi ringrazio. E, nel
silenzio tutt'intorno, presero a passarsi la parola. Ognuno disse una
cosa semplice alla volta e tutta la notte - in diretta - man mano che la
“conversazione” andava avanti apparvero idee, obiettivi, soprattutto
inviti a mettersi tutti intorno a tavoli. Anche i sorrisi apparvero e
qualche lacrima. E qualche lacrima di gioa. Ed io mi sentivo di
partecipare per la prima volta a qualcosa di sacro, come immerso in
un'acqua scaldata dalla pelle di tutti loro, dentro e fuori lo schermo, e
poi rinfrescata dalle nostre intelligenze e dalle onestà, dal bisogno
di verità di ognuno. Oggi è il 21 aprile 2017, sono passati 5 anni e il
debito, in Italia, ma anche in Grecia e Spagna e Portogallo, è passato
al 90% del PIL, che è cresciuto nel frattempo del 5% l'anno; in tutte le
scuole d'Italia si è letta, raccontata la Divina Commedia e, sempre
nelle scuole, si è cominciato a sceneggiarne alcuni canti e ragazzi e
bambini si portano la Divina Commedia in giro, d'estate, nelle piazze,
nei comuni, in montagna ed al mare. Turisti e cittadini apprezzano; la
maggioranza dei medici italiani sono contenti di poter fare finalmente
il loro mestiere, lo stesso per gli insegnanti e persino per gli
imprenditori. Tutti quelli che avevano rubato continuano a vivere di
quello che avevano rubato, ma hanno smesso (quasi tutti, ne appare ogni
tanto qualcuno di nuovo); Molte città hanno dedicato le loro strade alle
vittime della mafia, della fame e della disperazione, con nome e
cognome; Il Papa si è autoridotto lo stipendio; in Europa, non solo non
si fanno più guerre tra europei, ma nemmeno guerre non dichiarate: 1 a
20 funziona ed è diventato il made in Italy più esportato; Quasi ovunque
si può vedere l'insegna disegnata da Dario Fo con sopra scritto TAVOLO
PER IL NOSTRO PANE: comitati di sopravvivenza popolare sono in tutti
quartieri e villaggi; tutto cambierà ancora: la democrazia è una cosa
viva, si ammala, rischia di morire ed a volte davvero muore. Intanto la
scrematura dei candidati ai posti di potere e di responsabilità avviene a
km. quasi zero ed i Bilanci Partecipati vengono sottoposti alla
conoscenza, all'esame ed alla critica dei bambini nelle scuole medie di
tutta Italia e, naturalmente, di tutti i cittadini; tutti stanno meglio,
persino i ricchi (anche se c'è sempre chi non si accontenta mai). Per
la visione integrale del video di quella serata del 2012 – sembra
un'altra epoca – vai a: www.umanità.network Il video è usato
correntemente in tutte le scuole, di ogni ordine e grado ed in tutte le
facoltà universitarie. Non si tratta evidentemente di essere d'accordo
sui contenuti, ma di non dimenticare il metodo: lavoro, insieme, non
fare impazzire la ricotta. maurizio costantino (free copyright)
Ho postato nquesto racconto perchè ci sono almeno due cose che penso da tempo.
RispondiEliminaLa prima è che siamo di fronte a un nuovo modo di pensare la guerra, non ci sono più eserciti, non ci sono più morti maciullati ma come i vecchi modi di fare la guerra lascia sul campo i suoi morti e disperazione e povertà per molti.
Non si usano più le vecchie armi di sterminio ma si spostano ingenti quantità di denaro lasciando deserto produttivo e sociale nei paesi colpiti così da poterli facilmente invadere (comprare) in un secondo momento.
La cosa geniale è che come arma vengono utilizzati i nostri soldi, lasciati in banche che hanno poi il potere di usarli come vogliono con il solo scopo di un profitto maggiore. Temo che finchè non spezzeremo questa catena e non inizieremo ad investire i nostri soldi non per profitto ma per vero sviloppo sociale non potreno uscire da questo vortice che ci schiaccia.
La seconda cosa che penso da tempo è che è inamissibile che ci sia qualcuno che guadagna così tanto più di qualcun altro. Per quale assurdo motivo un dirigente dovrebbe avere uno stipendio 4 o 500 volte maggiore di un operaio? come vengono poi usati tutti quei soldi? ovviamente per creare maggior divario di ricchezza. Io penso che nessuno dovrebbe guadagnare più di 10 volte un'altra persona e che tutti dovrebbero avere una base di guadagno che permetta di mangiare e di avere una casa a prescidere del lavoro che fanno o dall'impegno che mettono. Penso che tutti dovrebbero utilizzare parte del tempo del lavoro per utilità sociali, parte per produrre beni e ricchezza e gran parte per una vera realizzazione personale.
Se nessuno potesse guadagnare più di un tanto ci sarebbe lavoro per tutti, probabilmente a nessuno verrebbe in mente di versare veleni nei fiumi o nell'aria, magari in molti dovrebbero rinunciare ad andare in giro in Porche ma staremmo meglio tutti.
Buon 25 Aprile