Ho deciso di pubblicare qualche caso perchè spesso questi segnali non sono letti in maniera corretta e pensiamo che la soluzione migliore sia soffocarli.
Se invece impariamo a riconoscere il trauma come un evento energetico in cui l'organismo non è stato in grado di liberarsi di un eccesso di energia incamerata ed è stato costretto a immagazzinarlo nel corpo sotto forma di tensione possimo intervenire per liberarci dal dolore e dai sinntomi correlati.
Una delle maggiori cause di trauma sono gli incidenti stradali che purtroppo lasciano complicazioni che si manifestano anche anni dopo l'evento. Quelli che presento sono casi in cui al CranioSacrale ho aggiunto altre tecniche per la liberazione emozionale, infatti CS ci permette di lavorare senza dover per forza scatenare le tensioni emotive ma trovo che utilizzare queste tecniche permetta una più veloce risoluzione e per i clienti una migliore comprensione delle dinamiche che hanno creato il disagio.
"Quando affrontiamo una sessione di CranioSacrale
dobbiamo avere ben presente che stiamo lavorando con una storia ricca
di traumi e che quanto viene trattenuto nell'organismo ha grandi
componenti emotive.
Il primo caso è quello di M. che ha
avuto un incidente di macchina 8 mesi fa, era al volante con a fianco
suo figlio e, ferma al semaforo, è stata tamponata da dietro da
un'auto che sopraggiungeva.
Al momento, oltre allo spavento e a
qualche dolore, sembrava non ci fossero particolari conseguenze.
Ora, dopo otto mesi, avverte dolore
alle spalle, al collo, senso di aver perdutola stabilità, senso di
allarme con perdita del sonno. E' arrabbiata col suo corpo perchè
era un periodo che finalmente si sentiva bene e radicata ed è
bastato un incidente da poco per farle perdere di nuovo l'equilibrio
raggiunto.
Per lei avere un corpo finalmente
libero dal dolore è essenziale in quanto le è necessario per la sua
attività.
M. è una persona che ha già fatto
molto lavoro su di sé, è insegnante di yoga, ha quindi un'ottima
capacità di contattare il corpo ed esprimere le emozioni. Abbiamo
già lavorato insieme in altre occasioni e ho quindi una intimità
col suo sistema. Possiamo quindi procedere immediatamente lavorando
sul nucleo del trauma, abbiamo a disposizione risorse sufficienti per
avvicinarci al momento del trauma senza il pericolo di rimanerne
intrappolati di nuovo.
In altro caso sarebbe stato necessario
dedicare più incontri per preparare un terreno solido su cui
lavorare.
Durante la sessione riusciamo a
contattare la rabbia che è rimasta intrappolata nel suo sistema e a
dirigerla nella giusta direzione, cioè verso la persona che ha
causato l'incidente. Può esprimere la rabbia con urla e pugni su un
cuscino. Chi l'aveva tamponata era un vecchietto, e la mente
razionale di M. non poteva accettare un'emozione così forte rivolta
contro una persona fragile, che oltre tutto si era dimostrata molto
gentile e dispiaciuta dell'accaduto.
Liberata la rabbia che era l'emozione
trattenuta di superficie abbiamo avuto accesso alla paura che è
seguita all'incidente, in auto era col figlio, quindi c'era una forte
preoccupazione che non si fosse fatto male e una forte paura che, a
seguito del tamponamento, arrivassero auto dalle vie laterali che
potessero colpirla ancora.
A questo punto la sessione si è svolta
nel rallentare i tempi dell'incidente in modo che il suo sistema
potesse scaricare l'energia assorbita, riprendere possesso del
territorio (abitacolo della macchina) assicurarsi che non fosse
accaduto nulla di grave a lei e a suo figlio, assicurarsi che le auto
che arrivavano dalle vie laterali si fossero fermate e che non c'era
più alcun pericolo.
Come ultimo passaggio della sessione le
ho fatto rivivere l'incidente ma, questa volta, trovando una
soluzione alternativa a quanto accaduto, questo ha provocato
un'esplosione di gioia ed euforia. Dopodiché, con una musica dolce,
l'ho lasciata libera di muovere il corpo nella stanza in modo che
potesse riassestare il sistema fasciale e liberare la tensione
rimasta.
La settimana successiva M. era molto
sollevata, il dolore era praticamente scomparso e il sonno stava
riprendendo il ritmo naturale, abbiamo fatto una sessione di CS per
sciogliere le tensioni residue e liberare i tessuti, soprattutto il
rachide cervicale, dagli effetti dell'incidente.
Appena ho appoggiato le mani sul collo
tutto il sistema ha iniziato ad attivarsi, con forte mobilità degli
occhi, tale attivazione è giunta inaspettata perchè pensavo di aver
liberato il sistema dal trattenuto emotivo la settimana precedente.
In pochi minuti diventava evidente che ci stavamo infilando in un
vortice traumatico di forte intensità, la sensazione era che si
stava presentando qualcosa di antico, la finalità della sessione era
però di liberare i tessuti dall'effetto dell'incidente, ho quindi
lasciato la presa e accompagnato M. nelle risorse finchè il sistema
non si è tranquillizzato.
Abbiamo quindi ripreso la sessione di
CS, ho dichiarato esplicitamente l'intento della sessione chiedendo a
M., al suo inconscio, di non rientrare in quel trauma che si era
presentato, che avremo potuto lavorare su quell'avvenimento in
seguito, quando ci saremmo sentiti pronti per farlo.
La sessione è proceduta senza altri
imprevisti.
A questo punto credo siano sufficienti
una o due sessioni di CS per restituire al sistema l'originaria
mobilità e benessere.
Alla fine ho chiesto cosa fosse
successo, mi ha risposto che era qualcosa legato al parto e si era
ricordata che la nonna le aveva detto che per aiutarla ad uscire
aveva dovuto prenderla e tirarla per la testa.
È quindi probabile che il trauma al
collo dovuto all'incidente sia stato collegato inconsciamente al
trauma di nascita avvenuto anch'esso a livello del collo e che una
volta liberato emozionalmente il primo il sistema abbia presentato il
più antico. Essenziale è per l'operatore avere ben chiaro l'intento
per non farsi trascinare in un vortice traumatico dietro l'altro, per
dare al sistema il tempo necessario e un contenitore ricco di risorse
sufficiente a dirigere la sessione."
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